Cosa è meglio portare in missione

L’Italia ormai da molti anni si impegna anche al di fuori dei confini nazionali in operazioni volte al mantenimento della pace in Paesi in difficoltà, e lo fa come parte di un sistema istituzionale più grande, cooperando con altri Stati Europei ed extraeuropei. Ma quali sono gli strumenti necessari ad ogni militare, per partire per una missione di questo tipo? Vogliamo condividere con voi la nostra lista!

La tutela e la salvaguardia del territorio nazionale sono alcune delle principali prerogative per cui le nostre Forze Armate prestano quotidianamente servizio. Sul territorio nazionale i compiti principali dell’Esercito si risolvono in operazioni di sicurezza della collettività, cooperazione con le autorità civili nel caso di calamità o collaborazione in operazioni di pubblica utilità. I compiti dell’Esercito tuttavia non si esauriscono qui, ma come sappiamo esso, assieme a Marina e Aeronautica, è ampiamente impegnato anche in varie operazioni di carattere internazionale.
La cooperazione militare tra gli Stati è una prerogativa importante per il mantenimento non solo di condizioni di pace permanente in Paesi svantaggiati o a rischio, ma anche per un fattore di collaborazione e fiducia tra gli Stati membri di una stessa istituzione (NATO, ONU, UE). Inoltre, la partecipazione dell’Italia in tali operazioni le permette di crescere e di affermarsi con sempre maggiore autorevolezza nell’ambito internazionale.

È importante ricordare a questo punto che tutte le Forze che quotidianamente si impegnano in missioni estere sono fondamentalmente composte da persone, donne e uomini che si allontanano dalla propria patria per periodi più o meno lunghi di tempo e che per questo hanno bisogno di poter contare su un equipaggiamento adeguato. Come al solito, noi di Italia Militare ci siamo chiesti quali possano essere gli elementi principali che ogni militare dovrebbe avere con sé per affrontare serenamente la trasferta.
Ecco quelli che secondo noi sono essenziali:

BauleBaule Plano

Ampio, capiente, resistente: il baule è fondamentale per portare con sé tutto il necessario per una missione. Costruito in polimero ultraresistente, resta comunque un contenitore leggero e facile da trasportare, ma soprattutto sicuro, grazie alle predisposizioni di cui generalmente dispone per inserire lucchetti. Due ottimi esempi di bauli adatti a lunghe trasferte sono certamente il modello Explorer Case e il Plano. Entrambi sono dotati di ruote per essere trasportati facilmente come trolley, ed hanno chiusure di sicurezza per rendere lo stoccaggio sicuro e privo di rischi. Il Baule Plano inoltre è dotato di ganci per poter impilare un altro baule e fissarlo con apposite cinghie elastiche, mentre il modello Explorer dispone in ρiυ’ di una maniglia retrattile per facilitarne il trasporto.

Mimetica

Mimetica Defcon5 in vegetato desertLa Mimetica è l’elemento essenziale del militare, non solo un simbolo di riconoscimento ma un vero e proprio capo tattico indispensabile per il camuffamento e la protezione dell’operatore. Ne abbiamo ampiamente parlato nell’articolo sulla storia delle Mimetiche Italiane: oggi lo standard al quale esse devono adattarsi è quello del Soldato Futuro, ovvero un progetto attraverso il quale si cerca, in concomitanza con il progresso tecnico, di garantire la crescita e la specializzazione delle Forze Armate da un punto di vista tecnologico. La mimetica è parte di questo progetto, per questo è costruita in modo da essere il ρiυ’ possibile funzionale per l’operatore, con un tessuto RipStop antistrappo il quale ha la funzione di impedire l’espansione di eventuali fori o lacerazioni, e tasche posizionate strategicamente.

Seppur il vegetato sia il mimetismo maggiormente utilizzato anche nelle missioni estere, in alcune operazioni come la EUTM in Somalia viene utilizzata la variante desertica, composta dai colori bianco, sabbia, cachi, marrone. Il vegetato desert è ritenuto in alcuni casi ρiυ’ funzionale a livello di camuffamento perché riprende i colori della sabbia e della terra arsa, per questo i militari devono attingere talvolta a mimetiche con questo tipo di pattern, scegliendo ad esempio tra modelli come quelli di Defcon5 o SBB.

BascoFregio ONU per basco

A completamento dell’uniforme militare non può certo mancare il basco, ovvero l’iconico berretto di panno simbolo ormai da decenni dell’Uniforme militare, con sopra applicato il fregio.
Come sappiamo il basco varia nel colore in base al corpo o al reparto di chi lo indossa, per questo può essere Blu per gli AVES, Amaranto per i paracadutisti, Nero per la maggior parte delle armi, e così via.
I militari impegnati in missioni internazionali mantengono solitamente il basco di appartenenza, a parte coloro che vengono impegnati in operazioni ONU (come UNIFIL), che devono indossare il copricapo di colore azzurro e di conseguenza anche il fregio delle Nazioni Unite.

Guanti

Anche la protezione delle mani è fondamentale, non solo come riparo dal freddo ma anche come protezione da urti lievi o da tagli.
I guanti sono accessori versatili poiché esistono in varie versioni e per questo possono essere cambiati in base al bisogno: per affrontare i freddi inverni Kosovari ad esempio, i nostri militari possono avere la necessità di indossare dei modelli foderati, i quali grazie all’imbottitura interna garantiscono calore e comfort.
Se però il clima lo consente, si può optare anche per una versione sfoderata, comunque morbida e confortevole all’indosso ma ρiυ’ leggera. Un modello che invece basa le sue potenzialità sulla capacità di protezione da urti e tagli è il tipo Antitaglio con Kevlar, il quale ha una duplice struttura con interno in Kevlar ed esterno in pelle che impedisce alla mano di lesionarsi se viene in contatto con lame o oggetti contundenti.Uniforme Carabinieri da Ordine Pubblico con Patch Military Police - MP

Tuta OP Carabinieri

Nelle missioni internazionali, a supporto delle altre Forze Armate non possono certo mancare gli operatori della Polizia Militare dell’Arma dei Carabinieri (in Kosovo il Reggimento Carabinieri MSU – Mulinational Specialized Unit – è attivo sin dall’inizio della missione, nel 1999) i quali vestono nella maggior parte dei casi l’Uniforme da Ordine Pubblico.
Questo completo è di colore blu scuro con finiture rosse ed è composto da giacca e pantalone. Anche qui il materiale utilizzato è ovviamente antistrappo, con rinforzi nelle zone sottoposte a maggiore usura, tasche posizionate strategicamente e vari velcri per apporre gradi o patch (per gli addetti di Polizia Militare esistono ad esempio le patch MP).

Anfibi

Gli anfibi sono i compagni fedeli di ogni militare e vengono scelti sulla base delle necessità della missione, sia ambientali che pratiche. Ne esistono di vari tipi, ma tutti sono accomunati da caratteristiche fondamentali: comfort, resistenza, stabilità. I più utilizzati sono generalmente i Lowa Zephir, composti da una fodera interna in Gore-Tex impermeabile e traspirante, senza cuciture, e dunque privi di punti di pressione sul piede che possono rendere la calzata scomoda.
Per approfondire il tema degli anfibi e scoprire le differenze tra i vari modelli vi consigliamo il nostro Articolo scritto appositamente su questo tema!

TeliniSoldato UNIFIL in Libano con indosso il telino azzurro ONU

A completamento dell’uniforme non possono mancare i telini copri elmetto: sono composti spesso da vari passanti per cavetterie, con velcri per patch e accessori. Alcuni modelli, come quelli Soldato Sicuro, sono progettati per essere indossati anche su elmetti con slitte.
Sulla base dell’operazione a cui si partecipa o al corpo di appartenenza della Forza Armata, anche il telino può cambiare di colore: se generalmente viene utilizzato con il classico mimetismo vegetato (o vegetato desert, se si indossa la medesima mimetica), nel caso di operatori ONU può essere anche di colore azzurro, oppure blu se si tratta di Carabinieri. Openland ha studiato un modello di telino per elmetto FAST che comprende tutte queste caratteristiche e colorazioni, riuscendo ad offrire al soldato una soluzione il ρiυ’ possibile funzionale e aderente ai bisogni della missione.

Un approfondimento sulle missioni dell’Italia all’Estero

Tra le numerose missioni estere in cui l’Italia è impegnata ormai da molti anni, le due nelle quali viene impiegato il maggior numero di uomini e mezzi si svolgono, rispettivamente, nell’ambito ONU e NATO.Generale Stefano Del Col con basco azzurro e fregio ONU

La missione UNIFIL (United Nations Interim Force In Lebanon), anche detta Operazione “Leonte”, ha visto l’entrata dell’Italia durante la seconda fase (nell’agosto 2006), per concorrere assieme ad altri stati al potenziamento del contingente militare UNIFIL, e fino al 2022 ha visto il nostro Paese a capo del Settore Ovest. In Libano le forze NATO sono ormai schierate dal 1978, a seguito dell’invasione dello Stato da parte di Israele. La presenza del contingente internazionale ha la funzione di costituire un “cuscinetto” tra le forze contendenti ed evitare nuovi conflitti. Dall’entrata dell’Italia nella missione, per quattro volte è stato scelto un generale italiano alla guida delle operazioni (Head of Mission e Force Commander), il generale Stefano Del Col, incaricato nel 2018 fino al 2022.
Il contributo che fino al 2022 l’Italia ha apportato in termini di uomini e mezzi è di più di 1000 militari, quasi 280 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei; gli uomini e le donne impiegati hanno vari compiti nell’ambito del coordinamento di attività logistiche e amministrative, di supporto del Settore Ovest, del controllo della “Blue Line” (ovvero la linea armistiziale che separa il Libano da Israele) ed in generale del supporto delle forze italiane stesse impiegate in Libano.

Missione NATO KFORLa missione NATO in cui è impiegato il nostro Paese si svolge invece in Kosovo, con il nome di KFOR – Joint Enterprise.
Inizialmente, nel 1998, le truppe NATO erano schierate nella FYROM (nome ufficiale dello Stato della Macedonia, letteralmente: Former Yugoslavian Republic Of Macedonia), nell’ambito di un’operazione che prevedeva prima l’evacuazione degli osservatori OSCE dal Kosovo, e poi di dare supporto e assistenza ai profughi Kosovari; dal 1999 l’Italia entra a far parte della KFOR e 5 anni ρiυ’ tardi le autorità NATO decidono di raggruppare tutte le operazioni svolte da tale istituzione internazionale in un unico contesto operativo, chiamato “Joint Enterprise”.
Negli anni i contingenti NATO hanno visto varie trasformazioni ma per quanto riguarda l’Italia, dal 2011 al 2019 essa è stata a capo di uno dei due Multinational Battle Group e di una delle tre Joint Regional Detachment; essa ha inoltre schierato un Reggimento di Carabinieri MSU (Multinational Specialized Unit), composta esclusivamente dai militari dell’Arma dei Carabinieri.
Dal 2013 fino al 2021 l’Italia ha detenuto il comando dell’intera missione KFOR: l’ultimo generale, in carica per un anno, è stato Franco Federici.
Il contributo umano e strumentale che l’Italia ha autorizzato per la missione è stato, fino al 2022, di quasi 630 militari, più di 200 mezzi terrestri 1 mezzo aereo.

Altre missioni nelle quali l’Italia è partecipe coinvolgono un numero minore di militari ma spesso si tratta di Ufficiali (op. MINURSO, Marocco), Istruttori (EUTM, sia in Mali che in Somalia; MILBIL, Libano; MIASIT, Libia), Staff HQ (EUFOR ALTHEA, Bosnia-Erzegovina) e di Comandi multinazionali (op. “Prima Parthica – Inherent Resolve”, Iraq).

Le missioni all’estero sono fondamentali per quanto riguarda la cooperazione tra gli stati membri di una stessa istituzione, ma soprattutto lo sono per le popolazioni e i governi dei Paesi ospitanti, perché attraverso il supporto multinazionale possono assistere alla creazione di condizioni di vita stabili e all’azione di tutela dei propri confini, spesso in equilibrio precario.
Chiunque lasci la propria patria per dare supporto a realtà diverse dalla sua, anche se mosso da passione, dedizione e impegno, fa qualcosa di importante e non certo facile, per questo è necessario che abbia con sé strumenti giusti ed efficaci, ai quali affidarsi senza preoccupazioni, come quelli che vi abbiamo proposto in questo articolo.


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